Le ultime ore di vita, le ricerche subito dopo la scomparsa, ma anche le ansie. In aula, questa mattina, dinanzi alla prima sezione della corte d'appello di Roma, Antonio Mollicone ha ricostruito i drammatici giorni dell'inizio giugno di quasi 23 anni fa, quando scomparve sua nipote Serena Mollicone.
"La preoccupazione per la scomparsa di Serena si trasformò subito in inquietudine e in angoscia.
Serena non si comportava mai così, quando faceva tardi avvisava sempre. Questo silenzio il papà lo leggeva come qualcosa di molto negativo". È la testimonianza di Antonio Mollicone, lo zio paterno di
Serena, la 18enne di Arce uccisa nel 2001, davanti alla prima Corte d'Assise d'Appello di Roma, dove è in corso da questa mattina, 14 marzo 2024, il processo per l'omicidio della nipote. Antonio Mollicone ripercorre la sera del 1 giugno quando tornò a casa dal lavoro e apprese della scomparsa della nipote. "Ero tornato a casa intorno alle 21.40, appena entrato mia moglie mi disse che aveva chiamato Armida, mia sorella, dicendo che aveva sentito Guglielmo e che Serena non era tornata a casa e non aveva chiamato», racconta.
Ascoltato anche l'ex appuntato dei carabinieri Emilio Cuomo: "Tuzi non mi disse di aver visto
Serena entrare in caserma. Non me lo disse mai neanche mentre facevano le ricerche". Cuomo la sera del 1 giugno 2001, giorno della scomparsa di Serena, era in servizio con Santino Tuzi, il brigadiere che morì suicida nel 2008 dopo che aveva dichiarato di aver visto Serena entrare in caserma. "Eravamo insieme quando ci ha chiamato la centrale operativa per dirci di andare in caserma ad Arce dove alcune persone avevano bisogno di aiuto - ha detto il aula - Io ho saputo della scomparsa della ragazza quando siamo arrivati dal papà, Guglielmo
Mollicone. Era circa mezzanotte e mezza e poco dopo è rientrato in caserma con la macchina il maresciallo Mottola. Accanto a lui c'era la moglie. Mottola indossava una tuta ginnica".
L'ingresso in caserma. "Tuzi entrò in caserma con Mottola e Guglielmo - ha ricostruito - Io sono rimasto finché non è uscito con una busta in mano: dentro c'era la denuncia di scomparsa e qualche foto di
Serena che dovevamo portare a Pontecorvo. Tuzi mi disse che conosceva bene
Serena e che conosceva anche il padre che era stato insegnante dei suoi figli". Nel processo sono imputati il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, all'epoca dei fatti comandante della stazione di Arce, il figlio Marco e la moglie Annamaria, accusati di concorso nell'omicidio insieme al carabiniere Vincenzo Quatrale. Un altro carabiniere, Francesco Suprano, è invece accusato di favoreggiamento. Tutti assolti in primo grado.